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  • Salvatore Mugno, Dino D’ erice, in  Novecento letterario trapanese, Repertorio biobibliografico degli scrittori della provincia di Trapani del ‘900, Assessorato regionale BBCC e P.I., Palermo, 1996
  • Salvatore Mugno, La lirica di Dino D’erice tra rivolta e spiritualità, in Novecento letterario trapanese. Integrazioni e approfondimenti, Palermo, ISSPE, 2006
  • Intervista con l’Onorevole Dino Grammatico, Fabrizio Fonte, ISSPE, Palermo, 2007
  • Gabriella Portalone, Un poeta nel mondo della politica in Rassegna Siciliana n. 30, ISSPE, PA
  • Gino Solitro, Il Fascismo trapanese e la resistenza all’invasione americana, Ed. Centro provinciale studi “Giulio Pastore”- Trapani, 2010
  • Domenico Lo Iacono, Il fascismo clandestino in Sicilia, ISSPE, Palermo, 2012
  • La Sicilia, il regionalismo e la questione meridionale nella visione politica di Dino Grammatico, a cura di Fabrizio Fonte, Centro studi Dino Grammatico, Trapani, 2017
  • A futura memoria, interventi e scritti di Dino Grammatico, a cura di Fabrizio Fonte, ISSPE, Palermo, 2020
  • L. Zinna, Le poesie di Dino D’Erice
  • C. Giurintano, Politico e storico dell’autonomia siciliana
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Cielo Nudo

Le recensioni alla Poesia “Cielo Nudo” di Dino d’erice

La poesia di Dino D'Erice - Voci critiche

“Elementi figurativi, di colore e taglio degli oggetti,trasposti non di rado nel midollo invisibile del puro pensare e volere…. Vero e proprio rilievo visivo colorato dell’invisibile midollo etico metafisico che è il cammino della più alta poesia”.
oreste macri

“Composizioni che forniscono una verifica sicura di una ispirazione schietta e cristallina, con un fondo di innegabile razionalità, sul quale il fantasma lirico va ad inserirsi con quei sintomi di semplicità e naturalezza che, lungi dall’essere arcadi, appaiono invece oggi come dati esemplari di una realtà poetica”.
walter mauro

D’Erice denunzia la civiltà moderna che riduce l’uomo a macchina, l’indifferenza altrui.. E la morte che vive nella nostra ansia è tema alla sua intensa poesia”.
antonio piromalli

“ricchissimo discorso di quasi quarant’anni di poesia di D’Erice mi ha dato una profonda emozione: vita, storia, contemplazione di luoghi e stagioni, riflessioni morali e spirituali, passione civile si alternano mirabilmente…”.
giorgio bàrberi squarotti

Un canto umanamente -e però socialmente – impegnato e formalmente originale. La visione del mondo è solo apparentemente pessimistica: nella più intima essenza è fervida di luminosa speranza nella redenzione dell’uomo e fiduciosa della funzione catartica della parola-immagine che, parlando non al sillogismo ma al cuore dell’uomo, ha un potere messianico di là di qualsiasi ideologia e rivoluzione poetica”.
giorgio santangelo

“C’è un segno di poesia necessitante e di opportuna modernizzazione sintattica. Il linguaggio è fatto di connessioni emotive tese tra pause umanistiche e ritmi figurali, situazioni ottiche di paesaggi spettacolari e purovisibilistici, e un ordine ansioso di condizioni lirich guidate dalla coscienza verso un sicuro punto di luce spirituale”
domenico cara

“Una lirica moderna, comprensibile nella sua immediatezza e nello stesso tempo legata alla migliore tradizione”.
umberto bosco

“Questa raccolta antologica colloca la voce poetica di Dino D’Erice tra le più nuove e indicative della stagione poetica (non soltanto italiana) del secondo Novecento”
vittorio vettori

“Un dettato sanguigno in cui la parola ispirata si scioglie dal vincolo delle parole “secolari” che la suscitano al canto della libertà assoluta che è della fantasia creatrice del poeta”.
giuseppe cottone

“D’Erice è un vero poeta, avverte il dramma umano e tremendo tra l’io e la realtà, dell’uomo che si nega a se stesso…. Una poesia che riscrive le parole inventate dagli uomini perché siano non parole approssimatesulle labbra, ma artigli di luce”.
salvatore orilia

“L’opera vibra di un moderno intendere il mondo, la cosmoganla tutta mediterranea, la civiltà non più del consumien ma del resistente, dell’universale concepimento dell’arte e del “classico” atteggiarsi verso i raporti sociali…”
gaetano salveti

“In D’Erice si trova l’icasticità e il salmo, il filone trovadorico e quello epico-romantico, la crisi e la speranza metafisica come stati molteplici dell’essere. La parola esprime una solarità tutta mediterranea, pregna del solco magico e sacrale dei nostri conterranei maggiori, tanto per citare: Pietro Mignosi e Lucio Piccolo, Salvatore Quasimodo e Tomasi di Lampedusa”.
tommaso romano

“E poesia di una grande inquietudine. Ci rivela dolori, sogni, destini… Una poesia forte e sicura che lascia il suo solco. Una poesia di una trasparenza quasi aggressiva. Nella raccolta Dino D’Erice raggiunge una capacità espressiva notevole. È la poesia al culmine”.
pierfranco bruni

“La poesia di D’Erice, pur piegandosi spesso alla riflessione e all’astrattezza, non dimentica il dato concreto, quello biografico e quello territoriale.. E infatti di volontarismo etico sarebbe il caso di parlare: un impegno morale che resta sempre consapevole dei propri limiti, che mai si fa vaticinio o autoincensamento privato, che non chiama in causa l’eroico bensì il quotidiano”.
silvia dai prà

“In “Ogni avvento trovo una essenzialità della parola linca, vera scheggia brillante di diamante: paesaggio assolato, silenzioso amore materno, i vendemmiatori che mangiano pane secco, olive… L’odore del grano mietuto e del fieno, una scia francese le tuileries e l’arc de trunphe, Dio che mantiene il patto con l’uomo”.
giuseppe bonaviri

“Una dissolvenza sulla visione della vita, come sul paesaggio, come sui fatti e sull’impegno civile, sui sentimenti forti che si articolano nell’impatto tra verso e imago, tra scansione lirica e gioco verbale, tra spartito interiore e modello sociale”
aldo gerbino

“Finalmente della poesia vera. L’opera di Dino D’Erice nel suo impressionismo (almeno così mi appare) ha immagini e ritmi di prim’ordine, senza contare certi stupendi avvii tipo “sentirci vivi vorremmo”.
enzo giudici

“D’Erice è un poeta mattutino, una primizia, dopo il diluvio della banalità e i sassosi concerti della decadenza. Con lui la poesia rinnova antichissimi riti, sulle pietre spartite di lontananza, la prima giovinezza del mondo come un ritornello. Poesia, “facere”… Il poeta arde di lacrime e di gioia. Nel fuoco mattutino giocano reinventate parole”.
piero vassallo

“il suo sogno-immagine, legato ai fenomeni naturali tanto come linea-forza plastica, il sogno della luna, le canne lungo gli argini) e ridestato al ricordo di un’icola (la Sicilia) che rischiara il viso pallido della miseria nei fanciulli, è tutto marcato da quella essenza superiore che di volta in volta si timbra di ragioni morali, di trasalimenti etici, di idealità superiori”.
luigi tallarico

“Dino D’Erice non trasferisce il passato nel presente. Non si illude. Il vissuto è la contemplazione della distanza, E cosi attraversa sentieri luminosi e gallerie tortuose con la stessa allegria fintamente distratta e non si preoccupa di definire, confrontare e misurare”.
francesco grisi

“La poesia di Dino D’Erice è sofferta, ma non ignora la metafora della luce perché – egli ha detto – Al di là del travagli del quotidiano la vita è meravigliosa”.
giuseppe quatriglio

“Il poemetto “Ad ogni avvento” rimane una delle composizioni più riuscite del poeta … Si tratta, infatti, di una delle più garbate ed efficaci definizioni di poesia proposte in assoluto nel corso dei passati anni Settanta”.
sandro gros pietro

“[In Ad ogni avvento] quanta vita, quanta pura weiliana attenzione, quanto amore per le cose, la natura, le persone: che respiro lieve tra i versi, nella loro variata disposizione e spaziatura, che pure mar sembra arbitraria”.
giovanna fozzer

“Che cosa è questa splendida antologia di D’Erice, se non la sintesi lirica e l’equivalente della problematica esistenziale del postmoderno, se non l’amara regi strazione del caos individuale e collettivo, che ci travaglia e della speranza e dell’utopia dialettica tutta religiosa, ma sempre fondamentalmente antropologica ed esistenziale, di una salvezza, che coinvolga tutti, senza distinzioni di religione e di razza, di una beatitudo huius vite che un altro poeta simbolista, il più grande della nostra letteratura, additava come epico universale traguardo della pace?”
pietro mazzamuto

“Dino D’Erice si pone squisitamente come poeta lirico… Poeta lirico tragico. Ogni volta che il poeta lirico dice io, in realtà sottintende sempre costantemente un noi, cioè fa della propria esperienza, della propria dolorosa percezione del mondo un messaggio universale, vuole condividere un’esperienza che è assolutamente sentita come comune, come patrimonio di tutti. Credo che in questa tensione, in questo forte senso della comunitas proprio stia anche la radice, la costante della poesia di Dino D’Erice”.
roberto deidier

“L’itinerario della poesia di Dino D’Erice si sviluppa lungo il filo di un disagio dell’anima che domanda. alla vita approdi di speranza… Sul piano stilistico mi è sempre parso di intravedere il richiamo ad una linea protonovencentesca del futurismo siciliano non marinettiano”.
salvatore di marco

“Ho apprezzato molto le liriche: un’anima a nudo coi suoi astratti furori e le sue implacate tension… Bei versi e un bel percorso poetico e intellettuale, con plu d’una incursione in partibus infidelium”. L’anima appunto, non ha dimore fisse né chiese in cui officiale”
antonio di grado

“Confermo di essermi sentito in sintonia con la sua poesia. Quel fortissimo passaggio in “Ad ogni avvento all’infinito avrò morte all’infinito avro vita…, è condiviso e, vorrei dire, sentito con la stessa partecipazione”.
paolo ruffilli

“Trovo che sia costante nella produzione di Dino D’Erice la tendenza a scavare nei recessi dell’uomo contemporaneo, a leggere nel suo animo, per cogliere aspirazioni e illusioni, cadute e risalite ete Le essenze al di là delle apparenze. Uno scavo fino all’osso. Fino a fare emergere dall’uomo di oggi l’uomo di ogni tempo e di ogni latitudine, in una dimensione aspaziale e metatemporale”
lucio zinna

“Dino D’Erice: uno dei più prolifici e originali poeti, non solo siciliani. La sua è una poesia diversa, in quanto esce dall’intimismo e dalla poesia memoriale, e diventa atto di denuncia del malessere e delle devianze dell’attuale società consumistica, ma riesce anche a colorare l’invisibile con i reali valori della vita, come i più terribili drammi umani e le miracolose elevazioni verso la luce”.
carmelo aliberti

“La pacifica e a tratti sconcertante naturalezza di questa voce poetica si affida, fin dall’inizio, a un dettato di grande trasparenza espressiva in cui ogni parola tende ad essere essenziale (senza per questo essere assoluta), ogni paesaggio accessibile e ogni alone di mistero mai completamente violato”.
francesco vinci

“In “Ad ogni avvento”, che fornisce il titolo anche all’intero volume, e che è tra le massime liriche del nostro momento, D’Erice si precipita appassionatamente nella Natura, che è la vita nel suo perire e rinascere, che è il congiungimento del l’individuo fugace con l’universo eterno, nel quale moriamo restandone parte sia pure infinitesima”.
antonio saccà

“A me sembra che il valore fondamentale della ricerca poetica di Dino D’Erice, più che nella macerazione stilistica ed estetica, o nella condivisione di eventuali scuole e cenacoli letterari, consista nello svolgimento di un percorso umano e culturale storicamente drammatico ed emblematico”.
salvatore mugno

“C’è un segno una nuova valida prova che si aggiunge e completa la precedente”.
massimo grillandi

“… La problematica del nostro tempo è espressa con efficacia e nitore di stile”.
bruno lavagnini

“Ogni evento è vivisezionato per scoprire le ragioni e le essenze più intime attraverso un lessico chiaro. non sperimentale come è d’uso in certa poesia contemporanea”.
federico hoefer

“Creazione simbolica e verità storica sono così ben miscelate in un preciso intento artistico dove la coerenza del pensiero dell’autore dà unita alla creazione letteraria. Linguaggio limpido ed intensità d’espressione”.
giovanna sciacchitano

“Ho apprezzato la fedeltà alla poesia intesa come sincera testimonianza di vita. C’è, poi, un’apertura alle tematiche etico-civili ed etico-religiose che ne nobilitano l’ispirazione”.
vittoriano esposito

“Dietro l’apparente pessimismo c’è in realtà un’ansia d’avvenire che è già qualcosa di più di una salda consapevolezza: è un inno alla vita con tutta la gioia di vivere”.
franza maria d’asaro

“C’è una vena di originalità che sorprende anche lo smaliziato lettore… e che giustifica il giudizio di questa poesia che certo si stacca dalle correnti voci del tempo”.
giuseppe servello

“I problemi della nostra tormentata stagione, assieme col rimpianto di tanti valori spirituali che rischiano di essere travolti, trovano nell’opera un robusto accento morale scandito con vibrata parola”.
luigi fiorentino

“[D.D’Erice] riesce ad indagare in profondità e ad esprimere… valori e vocazioni alte che preludono ad una battaglia di rinnovamento portata avanti, oggi, soltanto da elites creatrici”.
umberto balistreri